Linea Teorica

    PSICOLOGIA INDIVIDUALE di Alfred Adler 

    Il pensiero di Alfred Adler è straordinariamente moderno. La sua psicologia raccoglie i fermenti di trasformazione presenti nella cultura del suo tempo e li traduce in un’interpretazione profondamente innovativa della psiche e dei comportamenti umani.

    La Psicologia Individuale Comparata, creatura del pensiero di Adler, può essere definita una teoria dell’uomo ad orientamento olisticoteleologico e fenomenologico. Basi motivazionali dell’individuo sono i bisogni e i valori all’interno della relazionalità, qualità primaria della psiche.

    Il modello teorico adleriano è un metodo per la conoscenza dell’uomo ed uno strumento per comprenderne il comportamento nelle sue molteplici espressioni; insieme alla psicoanalisi di Sigmund Freud ed alla psicologia analitica di Carl Gustav Jung, costituisce la triade fondamentale delle teorie della personalità.

     Partito da esperienze di medicina sociale, colpito dalla relazione mente-corpo e interessato a penetrarne il funzionamento, Adler partecipò attivamente al “gruppo del mercoledì sera” in casa di Freud. I suoi apporti originali, in un primo tempo accolti dal movimento psicoanalitico all’interno della lettura pulsionale libidica, delinearono sempre più la sua differente interpretazione del funzionamento psichico, fino a generare la rottura con Freud e i suoi seguaci e la creazione di un sistema teorico autonomo, la Psicologia Individuale Comparata.

    Le due specificazioni individuale e comparata rimandano a due fondamenti teorici:

                        • la mente, punto di convergenza di passato, presente e futuro, in continuo movimento di trasformazione, non può essere analizzata con criteri deterministico-oggettivi come un organo a sé stante, separato dal corpo e
                        • la psicologia non può studiare l’uomo isolandolo dal contesto ambientale.

     

    La Psicologia Individuale si pone fin da subito e per la prima volta nella storia della psicoterapia, come modello relazionale, pertanto il setting terapeutico prevede l’eliminazione dell’utilizzo del lettino, alla luce della centralità che attribuisce alla relazione. Stante la considerazione della imprescindibilità della relazione e del contatto umano all’interno della dimensione terapeutica, si realizza un contatto vis a vis, una partecipazione, una co-costruzione e uno scambio intersoggettivo tra terapeuta e paziente e in definitiva un incontro, unico e irripetibile, tra terapeuta e paziente, che diviene fulcro del cambiamento terapeutico. Si afferma, in tal modo, per la prima volta nella storia della psicoterapia, che è la relazione che cura.

    Il modello adleriano sollecita lo sviluppo, nel terapeuta, di una particolare sensibilità clinica, che preveda lo sviluppo dell’intuizione e l’utilizzo della creatività personale piuttosto che l’utilizzo di protocolli e tecniche standardizzate, non applicabili al caso individuale.

    È importante sapere che nei primi anni di vita, sulla base dell’interpretazione soggettiva che la persona attribuisce alle proprie esperienze, si strutturano gli schemi mentali che indirizzano le azioni quotidiane. Molte di queste informazioni derivanti dalle prime esperienze risalgono, addirittura, al periodo antecedente l’acquisizione del linguaggio verbale e vengono assimilate come percezioni e sensazioni emotive e fisiche, di difficile comprensione per una persona. Attraverso un percorso individuale, esaminando i racconti sui primi ricordi dell’infanzia, sulle fantasie e sui sogni, è quindi possibile fare affiorare i meccanismi che, inconsapevolmente, alimentano comportamenti e pensieri che provocano disagio e sofferenza.

    Il terapeuta ha le competenze per accompagnare e guidare lungo il percorso che conduce alla comprensione di tali meccanismi, portando alla risoluzione del malessere che gli stessi causano.

    BIBLIOGRAFIA

     

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